
Lo scorso gennaio era nella short list dei primi dieci libri candidati al Premio Letteratura d’Impresa 2025. L’avventura si è poi fermata a metà percorso, ma con il libro “L’innovazione fatta bellezza” la Collana di Rubbettino “La bellezza dell’impresa” ha centrato un altro obiettivo importante da inserire nel suo curriculum. Tutto ciò grazie alla storia di Giuseppe (Peppino per tutti) Montanaro che ha raccontato in prima persona la sua storia di “imprenditore visionario del Sud”, come recita il sottotitolo, con la collaborazione del giornalista Carmelo Greco. Il libro è la vicenda, entusiasmante, di un uomo figlio della Puglia (Massafra, nel Tarantino) oggi perlopiù noto per l’azienda leader nei serramenti chiamata Kikau ma anche imprenditore specializzato, per così dire, in innovazione e in diversificazione delle sue attività d’impresa.
Peppino ha vissuto pazientemente lo srotolamento delle sue capacità in ambito imprenditoriale impegnandosi in una lunga “gavetta” professionale. Fino ai vent’anni fa il garzone, in molti settori (questo lo abitua sin da giovane a guardare a tutta la realtà lavorativa, a 360 gradi): fa il sarto, il fabbro, il pastore, il muratore, l’agricoltore-muratore-costruttore di impianti irrigui e, dopo la parentesi militare, lavora come metalmeccanico presso alcune officine. E’ il 1963, e proprio dall’esperienza nelle officine metalmeccaniche parte per la sua prima esperienza da imprenditore, periodo che si chiude vent’anni dopo con un ingente investimento nella costituzione della sua prima e più importante azienda, la Mec Motor, seguita dalla gestione della concessionaria Renault. Di lì a poco Peppino Montanaro, con riesce a stare con le mani in mano ma vuole progredire: arriva la messa a punto di un rivoluzionario impianto – unico al mondo – di verniciatura delle barre di alluminio di sei metri e mezzo, commercializzato per anni in condizioni di sostanziale monopolio. La strada è spianata: nasce il marchio Kikau e Peppino apre alla prima diversificazione con l’acquisto del Villino Santa Croce della famiglia Sansonetti a Massafra. Il 1994 segnerà un nuovo passo avanti nella diversificazione: Montanaro allarga il suo raggio d’azione in campo agricolo con l’acquisto di alcune storiche masserie (la Canonico Maglio, la Accetta Grande e la Amastuola) con annessi terreni per circa 400 ettari. Il 2008, infine, è l’anno della fondazione della Kikau Store sulla statale Appia e dell’azienda vitivinicola Amastuola che oggi esporta i suoi pregiati vini biologici in tutto il mondo.
Nell’introduzione al libro, Giulio Mastrangelo, presidente di Archeogruppo “Espedito Jacovelli” a Massafra, fissa in modo magistrale il significato universale dell’esperienza imprenditoriale di Peppino Montanaro: “Il libro”, sottolinea, “è ricco di aneddoti, curiosità e tanti episodi di vita che fanno emergere la genialità imprenditoriale di Peppino, non tanto come autocelebrazione quanto piuttosto per dimostrare che si può fare impresa al Sud, nonostante le tante criticità che lo zavorrano. Si può fare” aggiunge “credendo in questa zona dell’Italia senza dipendere dagli appalti, dalle concessioni o dai fondi pubblici, ma costruendo il proprio futuro con il dono dell’intelligenza unito a correttezza e onestà. L’importante – ci ricorda l’autore – è mirare sempre più in alto degli altri competitor, non fermarsi alla prima difficoltà, guardarsi bene intorno, girare il mondo per conoscere i metodi produttivi delle imprese leader di settore, essere all’avanguardia nell’adozione di nuove tecnologie fino a doverle creare ad hoc, qualora non esistano ancora. Ciò che viene fuori dal racconto della sua vita” conclude Mastrangelo nell’introduzione a L’innovazione fatta bellezza “è un messaggio ricco di speranza e di amore nei confronti delle nuove generazioni che, nel migliore dei casi, emigrano sradicandosi dalla loro terra natia. Leggendo questo libro troveranno diversi spunti per restare, ponendo le basi qui e non altrove di una carriera e di un percorso professionale altrettanto luminosi di quelli che potrebbero ottenere abbandonando il Sud.”
Leggere la storia di Peppino Montanaro suscita ammirazione, pare di trovarsi alla scuola di un imprenditore che insegna con il suo semplice esempio. Il primo a rimanere affascinato è stato Carmelo Greco che si è calato nei panni di Peppino per mettere nero su bianco il racconto dell’imprenditore. “Ho compreso” dice Greco “che l’innovazione è una scintilla che non ti fa mai accontentare, che ti spinge a trovare nuove soluzioni per rispondere allo status quo e per scalzare quel ‘si è sempre fatto così’ che è nemico di ogni cambiamento”. Quanto alla diversificazione, Greco sottolinea che Montanaro mostra “come ci si possa spostare da settori totalmente differenti mantenendo però la stesa ossessione per la qualità e la bellezza. Sì, credo che la bellezza sia per il protagonista la chiave di volta del suo agire. Lo dimostrano le sculture in cui lui stesso si è cimentato e lo dimostra in maniera plateale la realizzazione del vigneto-giardino di Amastuola.” Conclude Carmelo Greco: “C’è un’idea di bellezza che attraversa la storia, di cui nei secoli si sono fatti interpreti gli artisti di tutti i tempi. Io l’ho ritrovata nella passione di Peppino intenta a costruire oggetti perfetti in alluminio oppure desiderosa di riportare all’antico splendore le terre di una zona della Puglia nota quasi esclusivamente per il suo impianto siderurgico affacciato sul mare. Il sogno dei suoi ultimi anni è che il territorio di Massafra e i suoi dintorni diventino meta di un turismo che vada alla ricerca di tesori archeologici e naturalistici, in altri termini di una bellezza che rischia di passare inosservata o di essere ritenuta un accessorio ininfluente rispetto alle esigenze concrete della vita. Al contrario, se dovessimo calcolare quanto abbia inciso questa idea di bellezza nell’esistenza operosa di Peppino Montanaro non avremmo dubbi. Ne è stata il motore e continua tuttora a fungere da guida. Per questo gli sono grato. Perché tutto quello che ha fatto e che prosegue a fare mi ricorda che la bellezza è ciò per cui vale la pena costruire, a prescindere dal fatto che uno sia imprenditore, l’operaio di una vigna a forma di onda o un giornalista come lo scrivente.”