CHI te lo fa fare, GAIA? – Quando la MUSICA è VOCAZIONE

Il nuovo disco singolo di Gaia Papadia, Tutti Casi Umani, la copertina

Conoscere una gentile e graziosa organizzatrice di eventi nel negozio di Mondadori Piazza Duomo a Milano durante la presentazione di un mio libro e scoprire di trovarmi davanti a un talento della musica cantautorale italiana, che alterna al lavoro tra i libri e i clienti un sogno da imprenditrice di sé stessa nella musica. Chi glielo fa fare? le ho chiesto, visto che ha un bel lavoro, stabile, in un luogo prestigioso. Mi ha risposto così Gaia Papadia, 30 anni, origini partenopee: il desiderio di dare credito a una vocazione. E’ da poco uscito il suo nuovo disco singolo, dopo quattro anni di assenza dal mercato discografico, titolo: Tutti Casi Umani. Da sentire, risentire, e capire poco alla volta. In questa intervista Gaia racconta sé stessa e ci introduce nel suo mondo. Ma prima di tutto partiamo dalla canzone. Gaia Papadia, Testo e Musica, Furnari, Musica. Produttore artistico, Furnari. Eccola.

Allora Gaia, chi te lo fa fare di investire nella musica? Sete di guadagno, desiderio di stare sotto i riflettori? Hai un posto di lavoro che molti ti invidierebbero e tu, non solo lo fai bene, ma ritagli tempo per fare qualcosa d’altro…

Se volessimo dare una risposta razionale dovrei dirmi “Gaia, fermati, che cosa stai facendo?” E invece, Adriano, la risposta arriva da una vocazione, da un qualcosa che fa parte di me sin da quando ero bambina. Ecco, è come una fiamma, un fuoco, che porto dentro di me, si chiama musica. Per altri questa fiamma può essere altro, un’altra passione, un altro mestiere, ma in fondo sarebbe la stessa cosa. E’ un qualcosa che mi ha portato a perseguire degli obiettivi, a formarmi, a fare degli investimenti non solo di tempo e di studio, ma anche economici. La mia è una vocazione che non ha mai voluto rimanere un hobby, nel senso che ho avuto sempre l’obiettivo della professionalizzazione del mio lavoro da cantautrice, anche a livello medio-alto. Se ci riuscirò potrò dedicarmi a tempo pieno a questa passione e non sarò costretta a dividermi tra il lavoro che mi serve per vivere in questo momento e l’esigenza di perfezionare la mia musica. Quello che faccio adesso in libreria è un lavoro che non mi è caduto dal cielo, l’ho scelto invece proprio in virtù delle sue caratteristiche, la più importante delle quali è la possibilità di conoscere tantissime persone nel mio ambito artistico, di avere tanti contatti che mi permettano di portare avanti la mia carriera da artista, ma anche di ricevere continuamente stimoli. Spesso vengo stimolata da situazioni che nulla hanno a che fare con la musica eppure mi ispirano e mi danno idee, mi nutrono da punto di vista artistico.

Ma c’è solo passione ed entusiasmo in questo tuo approfondire la tua anima musicale?

Io sono una persona con una componente importante di razionalità. Ti ho parlato di vocazione, di fuoco, di fiamme, certo, ma senza disciplina e senza una buona dose di lavoro sodo e di studio non si va da nessuna parte, specialmente nell’ambito musicale. Penso che valga per qualsiasi professione, ma lo è particolarmente per la mia. All’inizio mi hai chiesto “Chi te lo fa fare?” La domanda vera è sempre quella. Anche perché nella musica uno su mille ce la fa. L’ambiente artistico è un ambiente dove non esistono mezze misure, o sfondi e arrivi a un certo livello oppure è quasi impossibile lavorare e guadagnare nella musica, che significa rimanere nella zona bassa di questo mondo e allora non puoi che classificarti come un hobbista…

Quindi sei scesa nella fossa dei leoni e ti sei attrezzata a combattere la tua battaglia.

Lo faccio tutti i giorni, Adriano. Il mio è un lavoro di relazioni. Più uno ci crede, più è possibile che si aprano delle strade. Lo faccio dando il meglio di me in quello che oggi è il mio primo lavoro, in libreria, aprendo il pc la mattina, accogliendo i clienti o gli autori che vengono a presentare i loro libri, come hai fatto tu, impegnandomi perché tutto vada per il meglio. Una cosa è infatti tornare a casa e dire “è andata anche questa giornata”, un’altra è metterci della passione. Io tengo molto alle persone, a me piace molto vedere le persone felici perché lo siano anche attraverso le mie parole. Così è con le mie canzoni: mi piace emozionare. Ma mi piace farlo – lo sottolineo – anche nel lavoro, diciamo così, più normale che faccio in libreria. Andare ogni mattina al lavoro, al di là delle implicazioni che questo ha in termini di stipendio, di contratto di lavoro, di ore impegnate, mettere la passione in quello che fai fa la differenza. E questa esperienza me la porto anche nella sfera artistica.

Per te la musica, le tue canzoni, sono un approfondimento sull’umanità, tu cerchi la profondità dell’animo, è vero?

E’ come dici tu. Tutti Casi Umani va letta in questo modo. La psiche umana è molto più complessa di quello che crediamo. Anche noi forse, tutti noi, che accusiamo col dito quelli che noi consideriamo dei “casi umani”, fuori luogo, incomprensibili, ecco, anche noi abbiamo qualche componente da “caso umano”. Io parlo tanto di terapia, lo faccio anche in questa canzone, parlo di karma familiare, c’è di mezzo la mia storia personale, l’autoanalisi che faccio: tante volte aspiriamo a essere diversi da quello che siamo, ma poi ci ritroviamo nelle medesime situazioni. Allora, l’unico modo – se ci vogliamo veramente interrogare e non solo lamentare – è andare a guardare da dove arriviamo. Non si scappa da questo punto. Senza farne però un’ossessione. La canzone è molto ironica perché fa l’eco alla società in cui viviamo, a quello che si pensa quando si incontrano persone con problemi complessi. Quello che voglio dire io è che siamo tutti un poco dei casi umani. Mi sento parte di un mondo giovanile che è cresciuto in mezzo a sogni illusoriamente perfetti e che quando vive situazioni disfunzionali non sa come gestirle. La realtà è tutta un’altra cosa… Serve, allora, conoscersi, e siccome non tutti hanno la fortuna di nascere e crescere in un contesto funzionale in cui poter parlare a tavola di certi argomenti, diventa opportuno affidarsi a qualcuno di esterno.

Ma in Tutti Casi Umani io ho sentito anche tanta speranza…

C’è molta speranza. Ho portato in questa canzone più lati di me, c’è l’arrendevolezza, c’è la rassegnazione, ma c’è anche la speranza, e questo l’ho voluto sottolineare anche dal punto di vista musicale, è una cosa che abbiamo curato bene con il mio produttore. Nella canzone ci sono dunque parti molto diverse, alcune più parlate altre estremamente melodiche, insomma ci sono più anime in questo brano e c’è anche la speranza, come quando compare il riferimento alle stelle e a tutto quello che può aiutarci ad andare avanti e a continuare a sognare, nonostante tutto.

Qui finisce la mia chiacchierata con Gaia Papadia. Ma c’è ancora qualche cosa da dire.

Tutti Casi Umani è un brano che mescola sonorità moderne a un testo provocatorio e autoironico, esplorando le disillusioni e le contraddizioni dell’amore e della vita quotidiana. Con un ritmo pulsante e una melodia travolgente, il brano pop elettronico ironizza sulle aspettative sociali, mentre si cerca di navigare tra il caos di relazioni tossiche, delusioni e malesseri in un testo scritto e interpretato con una forte attitudine rock. Tutti Casi Umani esce dopo qualche anno come primo singolo in italiano interamente scritto da Gaia Papadia. “Tutti mi ricordano per il mio brit pop rock in inglese – dice la cantautrice partenopea – e la scelta di passare all’italiano dopo quasi 15 anni non è stata semplice: una sfida che mi sta regalando comunque delle soddisfazioni. Musicalmente parlando, questo è un brano di rottura con il mio passato, ma che ha anche tanti elementi di continuità con le mie precedenti produzioni: l’attitudine rock, la melodia, le sonorità internazionali e mediterranee al tempo stesso.
Con il produttore Furnari abbiamo utilizzato la sesta napoletana, tante tensioni e dissonanze, eppure in una maniera naturale che lo stesso brano ci ha “chiamato”. Ci sono elementi di brazilian phonk, cadenze jazzistiche, e così via. All’inizio c’è stato un momento di difficoltà e incomprensione, perché volevo osare ma non riuscivo a comunicare una direzione da dare al lavoro e quindi al produttore: ma lui dopo qualche giorno è tornato con “qualcosa”; aveva capito.”

foto di Diego Solari
foto di Diego Solari
foto di Diego Solari
foto di Diego Solari
foto di Diego Solari

Gaia Papadia è una cantautrice partenopea, cresciuta in una famiglia dove musica e arte hanno sempre fatto sentire la loro presenza. Studia chitarra, frequenta il conservatorio e scrive canzoni dall’età di 10 anni. A 18 anni comincia a studiare canto moderno. Per 15 anni scriverà per lo più brani pop-rock in inglese. Si è formata anche come performer con i professionisti dei musical NDP e Romeo e Giulietta. Ha fatto parte del Coro della Città di Napoli. Nel 2014 esordisce sulle piattaforme con i suoi primi singoli in inglese. Partecipa a diversi contest, tra cui il Premio Carlo Gargioni nel 2017, dove vincerà per la categoria Musica d’autore con l’inedito “Someday”. Nel 2018 viene contattata da Musicraiser e produce dal basso il suo primo album. Nel 2019 vince il contest Masterplan e dal 2019 al 2022 è un’artista If-Records distribuita da Universal Music Italia, esordendo con il suo singolo You are the Sun e cominciando a farsi conoscere così da pubblico e radio nel mondo della discografia italiana. Nel 2021 entra a far parte di una compilation Universal, Masterplan Vol. 1, con Omar Pedrini, Valeria Rossi, Andy, etc… con You are the Sun e altri due inediti in collaborazione, “Live” scritto a quattro mani e “Fuori” del quale è interprete. Qui di seguito i brani You are the sun, Live e Fuori: un’altra Gaia Papadia, ma senza i quali non ci sarebbe l’artista di oggi.

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